mercoledì 29 luglio 2015

Bagaglio genetico

Finalmente riesco a scrivere qualcosa, purtroppo internet in questa casa è quello che è e non posso sempre contare su una connessione stabile.

In questo periodo di silenzio ho riflettuto su un sacco di cose, riguardando anche i post che ho scritto in questi cinque anni ( o forse anche di più ), mi sono resa conto che io ritorno sempre a farmi domande sugli stessi argomenti.

L'argomento di questa volta è: "Esistono le capacità innate?"

Ho sentito tante di quelle volte mia mamma (e qualche volta anche le mie amiche) dire frasi di questo genere:
- Guarda quella ragazza, è così magra, vedi noi non lo siamo per il metabolismo!
- Tizia si è laureata in tempo e con un voto di 110 e lode, ma lei ha sempre avuto un'intelligenza superiore agli altri.
- Guarda che bel disegno, quella ragazza ha l'arte nel sangue, anche da bambina ha sempre fatto un sacco di bei disegni senza sforzo.

Questi sono solamente alcuni degli esempi, ma credo che chiunque tra noi abbia già sentito frasi di questo genere, per il semplice fatto che si usano spessimo.

Beh. L'impressione che ho io è che siano solamente una marea di scuse. Non metto in dubbio che ci siano persone fortunate a cui le cose vengono "così" senza sforzo. Ma credo che siano davvero pochi i casi in cui si verifichi effettivamente questa eventualità. Io credo che chi riesce ad ottenere un risultato si sia fatto il culo. Uno passa un esame? Ha studiato adeguatamente. E' riuscito a dimagrire? Allora è stato a dieta ferrea. E' bravo nel disegno? Vuol dire che ha messo l'anima sul foglio di carta e ha provato e provato e provato.

Perché sminuire il lavoro degli altri?

L'idea che mi sono fatta è che queste frasi vengano fuori per confortarci. Nutriamo la nostra invidia con la rassicurazione di non avere speranze di ottenere quel risultato. Ci convinciamo di non poter raggiungere certi risultati. Preferiamo volare basso per evitare di provarci e fallire. Decidiamo di non aver speranze per non dover effettivamente fare lo sforzo di cominciare a lottare sul serio. Viviamo nell'idea che ci siano persone migliori di noi, persone innatamente migliori di noi. E alla fine finiamo anche per stare meglio. Perché è più semplice da accettare la rassegnazione e conseguentemente la rinuncia piuttosto che impegnarsi e lottare per ottenere ciò che realmente si desidera. Ce ne si fa una ragione e in questo modo ci si può crogiolare nella pigrizia, e in modo socialmente accettabile, perché è noto a tutti: solamente chi nasce con il talento può raggiungere la vetta. 

"I wasn't the best or brightest in my class. But, what I lacked in natural talent, I made up for in discipline."

giovedì 23 luglio 2015

Andrà tutto bene.

Oggi non sono in vena di lunghe riflessioni. 

Più che altro scrivo trascinata da una domanda che spesso mi capita di farmi. Che senso ha l'affermazione "Andrà tutto bene" ?
Alla fin fine nessuno ne può davvero avere la certezza, anzi, molto spesso capita di dirlo a sproposito. Ossia quando alla fin fine non andrà tutto bene. E quando questo succede, si ripensa con rabbia a chi ci ha assicurato che tutto sarebbe andato per il meglio: "Avevi detto che tutto sarebbe andato per il meglio. E invece? E' andato tutto storto".
In questo modo chi doveva essere rassicurato in realtà è stato solo illuso. E chi ha dato false illusioni ha i sensi di colpa o il rancore con cui misurarsi. Ciò nonostante questo continua ad accadere. Chi è sincero viene accusato di poca sensibilità. Chi da false speranze viene etichettato come bugiardo che alla fine fa solamente peggio. Chi è una via di mezzo viene dimenticato o ritenuto un amico inutile che non fa abbastanza. 

Qual è il grande conforto di "sapere che andrà tutto bene" prima di affrontare una situazione difficile? Forse se no ci sembra di fare qualcosa di inutile? Oppure semplicemente è un modo per farsi coraggio? E non potremmo trovarlo in qualche altro modo il coraggio?

mercoledì 22 luglio 2015

Vite al Limite #1

Quando non ho niente da fare in genere ci sono due meccanismi che partono in automatico. Prendere in mano del cibo e accendere il televisore e guardare un po' di televisione spazzatura per far stare un po' in silenzio i pensieri. Ultimamente mi sono dedicata a Real Time. 

"Pauline" - Pauline pesa circa 315 chili: è ossessionata dal cibo che la sta uccidendo. La sua condizione ha rovinato la vita di suo figlio. Riuscirà a superare le sue difficoltà e salvare la vita ad entrambi? Le probabilità di successo a lungo termine sono inferiori al 5%

E' strano, mi trovo attratta da questo genere di programmi, esattamente come sono attratta dai programmi di matrimoni. Real Time stesso fa una cosa strana, Grassi contro Magri, Cuochi e Fiamme, Vite al limite, Dolci in forno, Extreme Makeover - Diet Edition, La guerra delle torte.. e così via. Si alternano programmi di dieta con programmi di cucina. In uno ti istigano ad aggiungere quel filo d'olio in più, nell'altro a bandirlo. 
Fa quasi ridere, prima ti fanno vedere il cibo, poi ti fanno vedere abbastanza chiaramente i rischi di abusare di quel cibo. Guardo la storia di Pauline. 
Lei è una donna che da bambina ha sofferto la fame, non aveva cibo e quindi appena ha avuto una tranquillità economica ne ha subito abusato. Nessuno nella sua famiglia sembra fare niente. Vediamo questo figlio, che avrà venticinque - trenta anni, che come un automa fa tutto quello che le dice sua madre, aiutandola a passare da 100 chili sino ad oltre 300. 
Lei è una maschera di gentilezza e dolcezza che in realtà nasconde degli artigli davvero accuminati. Ottiene sempre quello che vuole. E quello che vuole è continuare a mangiare. 

E' abituata ad esercitare il controllo sugli altri e a prendere tutte le decisioni da sola. E' tutto nelle sue mani, ma non credo che se ne renda conto. Spetta tutto a lei. 

Il dottore lo capisce subito. Se lei volesse sarebbe tutto più semplice. Vederla mi fa impressione, come si deve lavare, come si muove. Mi fa tanta impressione più che altro perché capisco che io sto andando nella sua stessa direzione. Non ho fame e mangio, ho lo stomaco che scoppia e mangio. Ho la nausea e mangio. Io mangio. E proprio mentre io mi prendo un paio di grissini Pauline viene ricoverata in ospedale perché lei non ha alcuna intenzione di stare a dieta. E poi dopo che le hanno fatto perdere un po' di chili le fanno il by pass gastrico. Mentre mastico penso a quel genere di operazione. Spesso mi è capitato di aver pensato che mi sarebbe piaciuto sottopormici. Ho così tanti chili da perdere che sento lo sconforto del duro lavoro. E mentalmente sono portata a cercare la soluzione più semplice.

Può scegliere se alzarsi subito e camminare. Oppure arrendersi e morire. Sta mettendo a repentaglio la sua vita rifiutandosi di muoversi. Pauline è una paziente con tendenze autodistruttive. Alla fine non possiamo decidere noi per lei. Per quanto noi possiamo aiutarla solo lei può cambiare la sua vita. Il suo atteggiamento è il problema più grande. Ora deve imparare a cavarsela da sola. 

Ormai la storia mi sta prendendo. Adesso la donna ha fatto l'intervento, ha perso altro peso ma tutto sta adesso a lei, deve seguire la dieta per perdere peso. Deve muoversi per non rischiare la trombosi. Ma lei non sembra intenzionata ad andare avanti. 

Pauline salta molte sedute di fisioterapia. E fa solo gli esercizi che vuole lei. "Sto facendo i progressi con il metodo che io voglio. Il dottore non può dirmi quello che è giusto per me. Sono felice dei miei progressi e sono delusa che lui non lo sia. Credo che sia stato molto ingiusto." Pauline è assolutamente in grado di continuare, ma non ha alcuna intenzione di farlo. Vorrebbe la bacchetta magica per risolvere i suoi problemi. Perché non si vuole impegnare. 

Queste frasi sono colte dal mio cervello. Continuo a fare i fatti miei, continuo a scrivere sul mio computer per fare in modo che nessuno possa capire che cosa in realtà mi passa per la testa, ma in realtà mi colpiscono. "Perché non si vuole impegnare". Quante volte l'ho pensato di me stessa? E non sto parlando solamente di dieta. Fino a che punto posso diventare autodistruttiva? Cerco di non pensarci, di non ascoltare. Nascondersi ed evitare di pensare è facile. E dopotutto è in questo modo che continuo a non ottenere risultati. Delle volte mi sono fatta infiniti pensieri: io ho la forza per farcela? Non ho la forza? Non ho la volontà? Perché continuo a fare l'opposto di quello che voglio? Io ho bisogno che le cose siano fatte con un certo ordine. Nella mia testa le voglio fare. Ma non così. "Voglio fare le cose con i miei tempi, voglio fare le cose con i miei metodi. Io credo di sapere che cosa è meglio per me." Sono tutte cose che mi sono sentita dentro. Mi spavento. Mi spaventa che cosa possa voler dire. Mi spaventa dover lottare con questo lato di me stessa, non so se voglio cambiarlo. E il fatto che io non voglia cambiarlo potrebbe essere uno dei primi segnali del punto di non ritorno. Forse devo solo abbandonare l'idea della perfezione. 

martedì 21 luglio 2015

Futuro

Twiggy
Ogni volta che mi trovo senza avere l'acqua alla gola, senza avere una scadenza vicina, io mi lascio andare. 

Mi sono comprata un nuovo telefono, visto che il mio ormai non mi permetteva nemmeno più di fare e ricevere delle chiamate. Ad ogni modo adesso ho il "nuovo giochino" e quindi seguendo le indicazioni di alcune amiche mi sono presa alcune applicazioni a cui loro stanno giocando. Quei classici giochi stile "farmville" in cui trascini i tuoi amici per fare in modo di ricevere i regali o gli aiuti tutte le volte che ne hai bisogno.

Beh, io ho un brutto rapporto con queste cose. Morale? Sono un paio di giorni che sto fissa a rincoglionirmi con questo giochino, accendendolo ogni volta che devo andare a tirar su un raccolto. In quei momenti? Zero pensieri, la mia preoccupazione più grande è che cosa mi conviene piantare per riuscire a raggiungere il massimo punteggio e raggiungere gli obiettivi. Spengo un po' la mente.

Quando invece riemergo da quello che è a tutti gli effetti un sogno ad occhi aperti sbatto un po' le palpebre, ci metto qualche istante a ricordarmi chi sono e i miei futuri impegni e ai miei fallimenti e quindi corro ad accendere il televisore o ad aprire la dispensa, per cercare di fuggire. Non le voglio sentire quelle cose. 

In televisione stanno mandando in onda una vecchia stagione di American's Next Top Model, direi che sia la cosa ideale per riuscire a tenere almeno chiusa la dispensa, visto che i libri non riesco proprio ad aprirli. Mi piace guardare queste cose, mi piace vedere i vestiti, le acconciature, il trucco. Mi piace proprio la figura femminile, c'è ovviamente una parte di invidia. Ma devo dire che guardare dei bei volti mi piace da morire. Ho cartelle e cartelle nel computer piene di foto che ogni tanto mi diverto a guardare. Forse ho sbagliato mestiere, forse dovrei fare la fotografa per fare di questa mia passione un lavoro. Ma non ho mai avuto tanta fiducia in me stessa. E ancora più importante non ho mai capito che cosa realmente ho intenzione di fare. E questo mi mette una grandissima paura addosso. Che cosa ne sarà di me? Quali sono i miei desideri? Qual è la mia strada? Io questo non l'ho ancora capito. E credo di avere paura di provarci. Paura di mostrare quello che realmente voglio. Paura di togliermi la mia maschera. I. mi dice sempre che io vorrei fare troppe cose, che ho paura che una vita non sia abbastanza. Che se avessi potuto avrei fatto l'ingegnere, l'astronauta, il militare, l'archeologa, la pittrice... perché non sono in grado di scegliere, perché avrei voluto fare tutto, ma soprattutto lei crede che io non voglia fare una scelta. Che mi piace sognare ma non mi piace fare. E forse lei ha ragione. O forse è solo pregiudizio. Forse la realtà è che ho paura di scegliere, perché ho paura di sbagliare, ho paura di pentirmi. Ho paura che magari la mia strada dovrebbe essere un'altra. Ma esiste davvero una strada? I. dice che non ha senso pensare a che cosa è giusto e che cosa è sbagliato. E che io in realtà mi faccio troppe paranoie mentali. Che ci sono un sacco di strade per noi, ognuna ci farà vivere una vita differente, ma non necessariamente migliore o peggiore. E forse lei ha  ragione. O forse è solo un modo per farmi stare meglio.

Scrivere mi aiuta. E' il mio spazio in cui posso essere me stessa. Posso essere cupa. Posso mostrarmi debole. Posso provare a smettere di dire bugie anche a me stessa. Vorrei che questo fosse un percorso che mi fa arrivare a capire che cosa voglio fare della mia vita. 

Spero di farcela questa volta.

lunedì 20 luglio 2015

Ombra





E' un lunedì. Quindi è il giorno migliore per ricominciare, almeno questo secondo tutti i miei criteri ossessivo compulsivi che mi comandano la vita.

Annego fino in fondo nelle mie ossessioni che mi stanno facendo cadere sempre più in basso, sempre più lontana dai miei obiettivi, ma per ora sembra che io non sia in grado di cambiare. 

Questa sono io, carica di tutto quello che vorrei lasciare alle mie spalle, che sia il peso, che siano i problemi, che siano le preoccupazioni e le ossessioni. Questa sono io e non sono io, questa è la mia ombra e io sono un'ombra. Sento sfrecciare tutto quanto via dalle mie mani, il tempo scorre incredibilmente veloce, come un treno che non riesco a prendere, perché di fatto probabilmente non ho voglia di farlo. Passo i miei giorni su questo marciapiede vedendo le persone superarmi, salire sul treno e andarsene e io sono combattuta tra il desiderio di seguirle e il mio essere incollata saldamente con i piedi al suolo incapace di compire un passo. Io sono l'ombra di una persona e questo treno che è la vita mi passa sopra, mi lacera e poi riparte, lasciando i pezzi lì, rotti, che per continuare devono essere rimessi assieme. 

Sorrisi felici, risate che non vengono trattenute, programmi per festeggiare i successi della sessione, pantaloncini corti, vacanze estive, valige piene di costumi da bagno e vestiti svolazzanti, felicità. 

Da estranea, passo indietro, io e miei pezzi sbriciolati sul marciapiede, guardo dal basso affascinata questo mondo di cui vorrei far parte, di cui vorrei far parte con me, l'altra me. Quella che non è debole, che non è indietro con gli esami, che non ha fallito per l'ennesima volta con la dieta, che lotta con problemi della pelle e per cui tutto quanto ciò che riguarda l'estetica sembra essere più difficile. Quella che non è solamente un'ombra, che silente e impotente segue il corpo, senza avere la possibilità di liberarsi. Perché è vero. Io così come sono non ci voglio salire su quel treno, non me lo merito, non voglio, non posso. Non così. 

sabato 11 luglio 2015

Rincomincio da capo

Sono passati addirittura anni, ma alla fine mi ritrovo qui, nel mio casino interiore, in una situazione addirittura peggiore di quando ho cominciato. Devo buttare fuori tutti questi pensieri, devo trovare il modo per esprimerli in parole e in concetti, in modo che una volta per tutte la smettano di occuparmi la mente. E alla fine, questo è il migliore modo che io abbia mai trovato per ottenere il mio scopo.

Rincomincio da capo perché è così che ho sempre fatto.
Rincomincio da capo perché è l'unica cosa che mi viene in mente di fare adesso.
Rincomincio da capo nella speranza di andare finalmente avanti.